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La rete dei distretti riacchiappa l'export

di Franco Vergnano

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24 settembre 2009

I distretti industriali soffrono, ma resistono. Quasi una linea del Piave per il nostro export. La più profonda crisi del dopoguerra ha infatti colpito duramente, senza però mettere in ginocchio le aree sistema del made in Italy. La situazione si presenta variegata, con vendite in frenata sui mercati esteri sia per settori produttivi sia per aree regionali. Nel generale arroccamento (a due cifre), comunque più contenuto rispetto ai nostri principali concorrenti stranieri, emergono zone e comparti che sono addirittura riusciti ad avere performance positive.

Vediamo i dati aggregati. Nei primi sei mesi l'export dei 101 principali distretti del made in Italy rappresentati nell'Indice della Fondazione Edison è stato di 27,7 miliardi di euro. Il calo è risultato del 21,1% rispetto al primo semestre del 2008. Una flessione che rispecchia la brusca contrazione dell'interscambio dovuta alla crisi economica internazionale scoppiata un anno fa.
Sull'altro piatto della bilancia bisogna però considerare che proprio la struttura "a rete" del nostro sistema produttivo – come tutti gli economisti industriali del mondo ci riconoscono – sembra salvaguardare il made in Italy. I "cluster" assicurano infatti alla nostra industria una flessibilità manifatturiera che molti altri sistemi produttivi ci invidiano.

Come si presenta la situazione in prospettiva? Si intravedono spiragli di ripresa per l'export dei distretti nel secondo semestre del 2009? «L'attività produttiva – risponde Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison – è stata soddisfacente a luglio e il bimestre luglio-agosto risulta moderatamente positivo per gli ordini in diversi distretti, soprattutto della meccanica, cioé il comparto che nella prima parte del 2009 aveva più sofferto il calo della domanda mondiale». Per Fortis si tratta di segnali che indicano un chiaro effetto di ricostituzione delle scorte da parte della clientela.

Tutto bene, dunque? Non esattamente, perché a settembre, dopo un avvio positivo, la spinta propulsione «si è progressivamente affievolita e la situazione non risulta dunque ancora stabilizzata».
In questo scenario, e considerando che l'occupazione ha tempi "ritardati" rispetto al'andamento industriale, come si presenta l'impatto sui distretti?
Fortis spiega che fino a giugno l'Italia è stata, rispetto agli altri grandi Paesi Ue agli Usa, la zona con il più basso incremento dei disoccupati e che anche oggi abbiamo il minor tasso di disoccupazione: «Merito – commenta – degli ammortizzatori sociali, ma anche della struttura del nostro sistema produttivo imperniato su Pmi e distretti, che hanno doti notevoli di resistenza e flessibilità. Il rischio di una "coda lunga" della disoccupazione che colpisca i distretti però esiste, sia pure inferiore rispetto ai mercati del lavoro di altri Paesi. I "cluster" più esposti a questa possibilità sono, oltre a tessile e calzature, quelli che esportano prodotti per la casa e l'edilizia, un settore in crisi un po' ovunque nel mondo».

Tornando all'analisi sull'export dei nostri distretti industriali, l'analisi della Fondazione Edison sottolinea però come la diminuzione delle vendite sui mercati esteri dei principali "cluster" italiani risulti appunto inferiore rispetto a tutti gli altri indicatori.
I distretti hanno quindi fatto meglio del sistema Italia (-24%), della Germania (-24%), della Gran Bretagna (-24%) e della Francia (-22%), un fenomeno che evidenzia la maggiore tenuta dei sistemi locali italiani nel contesto della recessione internazionale.
Sotto l'aspetto congiunturale dell'export distrettuale c'è da mettere in evidenza una dinamica più "resistente" nei confronti dell'andamento complessivo delle nostre vendite estere. Infatti, l'export del made in Italy è sceso del -23,1% nel primo trimestre 2009 (sul corrispondente periodo del 2008) e del -25,5% nel secondo trimestre. L'arretramento dell'export distrettuale è invece risultato pari al meno 19,1% nei primi tre mesi e al meno 23% nel secondo trimestre dell'anno.

Dal punto di vista settoriale, il "cluster" che nel primo semestre ha risentito maggiormente della crisi globale è stato quello della meccanica, in particolare delle macchine industriali per effetto del crollo degli investimenti a livello mondiale. Non a caso le esportazioni dei 32 distretti dell'automazione-meccanica-gomma plastica sono diminuite del -30,3% sui primi sei mesi 2008, seguite da quelle dei 16 distretti dell'arredo-casa (-23,9%) e dei 31 distretti dell'abbigliamento-moda (-18,5%). Più contenuto è stato invece il calo dell'export dei 15 distretti dell'alimentare-vini (-2,4%) e dei sette distretti dell'hi-tech (-7%).
Hanno in particolare contribuito a contenere le flessioni delle esportazioni distrettuali complessive le aree dell'alta tecnologia dell'aerospaziale di Vergiate (che ha avuto un incremento del 21,8%) e quello farmaceutico di Latina (+3,7%), mentre tra gli alimentari è andato bene il distretto salernitano del pomodoro (+9,7%).

  CONTINUA ...»

24 settembre 2009
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